PETRARCA CALCIO, 100 ANNI FA UN MIRACOLO SCONOSCIUTO. E MOLTO ALTRO

Ci piacerebbe fermare (educatamente…) le prime cento persone che passano a un’ora qualsiasi davanti al Listòn chiedendo loro quale miracolo ha compiuto il Petrarca calcio esattamente cento anni fa. Mi verrebbe la forte tentazione di offrire un viaggio alle Maldive a chi riuscisse a indovinare. No, non rischierei assolutamente nulla, anche se il miracolo in questione merita eccome di essere raccontato.

Meglio non fare i misteriosi. La formazione bianconera nel campionato nazionale di serie A 1921-22 della Figc. Federazione italiana gioco – anzi, giuoco – calcio, ovvero un secolo fa, è incredibilmente arrivata alle finali nazionali scudetto. Un risultato che non è esagerato definire stratosferico, soprattutto dopo avere eliminato in questo scritto, che si svilupperà in tre puntate a pochissimi giorni l’una dall’altra, alcuni consolidati luoghi comuni su quel calcio di allora considerato da pionieri e invece già molto popolare nonostante la giovane esistenza.

Non solo: la compagine bianconera, oltre ad avere disputato un campionato eccezionale (il migliore di tutti i tempi), ha anche lasciato una scia di record fuori ordinanza, ad esempio quello di essere la squadra più laureata al mondo di tutti i tempi. Vi faremo vedere scritti mai resi noti, risalenti appunto a un secolo fa.

PETRARCA FAIR PLAY, VERONA  PROPRIO NO

Anno 1921, 14 marzo. Il Questore annulla la partita Padova-Petrarca per paura che si  ripetano gli incidenti capitati quattro giorni prima al campo Tre Pini in occasione dell’incontro tra i bianconeri e il Bentegodi Verona. In quell’occasione si registrano due feriti, il quindicenne Antonio Castellani e il dodicenne Giulio Merlin, poi visitati dal professor Jerwant Arslan, presidente del Petrarca. Una trentina le coltellate, e addirittura alcuni colpi di arma da fuoco sparati. Le Forze dell’Ordine associano gli arrestati ai Paolotti.

Il “Veneto”, nel commento datato 25-26 marzo 1921, scrive: “Non è nostro costume  invelenire più oltre la questione. Gli animi sono già abbastanza inaspriti che gettare altra esca nel fuoco dopo quanto è successo domenica scorsa al Pensionato, sarebbe azione altamente riprovevole, e contraria al fine che da tempo noi vogliamo  perseguire, fine che è per la tolleranza e il rispetto reciproco. D’altra parte non possiamo lasciar passare sotto il silenzio il tardo comunicato della Bentegodi, nel quale i fatti vengono completamente svisati. Afferma la Bentegodi che il pubblico padovano è in genere alquanto intollerabile in casa propria verso avversari, ospiti e sostenitori: di qui la calata nella nostra città di numerosi supporters veronesi.

Continua il comunicato che dopo la prevalenza bentegodina, contemporaneamente, dalle due parti dei supporters, ci fu un vivace scambio di ingiurie, che i padovani, mal tolleranti le esclamazioni e i frizzi arguti veronesi pretendevano l’espulsione di questi, che non contenti di aver cacciato con forza brutale dal campo i supporters bentegodini, numerosi fra i più scalmanati padovani si diedero ad un inseguimento brutale dei fuggiaschi; e fu in questa biasimevole circostanza che, più per scopo di intimidazione, furono sparati alcuni colpi di rivoltella, quasi tutti in aria.

Senonchè – prosegue la versione – essendo rimasto ferito disgraziatamente uno dei più accaniti inseguitori, la violenza dei padovani non ebbe limite alcuno; rivolgendosi essa contro l’autobus che aveva servito di supporto per i supporters veronesi e contro chiunque sapeva o aveva il torto di essere veronese”.

Questo in sostanza il succo del comunicato polemico della Bentegodi.

Chiunque domenica ha assistito alle fasi burrascose dell’avvenimento, pur spogliandosi da ogni sentimento di parte e dimenticando per un istante di essere padovano, può affermare che la versione veronese è contraria alla più lampante verità. Torna perfettamente inutile di rifare la cronaca della giornata, ma va però rilevato che l’accusa di intolleranza e di inospitalità, se mai, va proprio ritorta ai supporters veronesi. Le partite giocate dai padovani a Verona sono di utile ammaestramento e di limpida dimostrazione. E’ cosa pure contraria al vero affermare lo scambio contemporaneo delle ingiurie. I padovani si mantennero perfettamente calmi, anche davanti alle escandescenze di alcuni esaltati. L’espulsione avvenne sì, ma dopo le minacce e lo sfodero delle famigerate mazze: innocenti piuoli di legno per esercizi froebeliani pompieristici, afferma candido candido il Municipio di Verona! La Bentegodi più disinvolta non fa menzione né di mazze né di piuoli…

Tutto quello che è avvenuto più tardi – delle sassate non è fatto cenno nel reticente comunicato – è giustificato dalla Bentegodi come una legittima difesa. Una trentina di coltellate, inezie. Un ferito – per l’esattezza sono due! – cosa di poco conto. Tanto più che il ferito era tra i più accaniti inseguitori. Si tenga presente che il Castellani è un adolescente quindicenne e s’immagini quale terrore poteva incutere, egli inerme, agli sparatori, giovani robusti e ben armati.

Scuse magre, dunque, quelle enunciate dal Club veronese, il quale pur avendo tutte le più oneste intenzioni di rimettere a posto la verità, ha perduto un’ottima occasione per tacere, scordandosi di un vecchio proverbio veneto che insegna: pexo el tacon del buso”.

Riportiamo un altro articolo apparso sempre sul quotidiano “Il Veneto”. “Sul campo di giuoco di via Giambattista Belzoni, davanti a un numeroso pubblico di appassionati seguiva ieri l’incontro tra le due squadre concittadine partecipanti al girone veneto eliminatorio per il Campionato italiano. La partita, che doveva segnare la contestata supremazia di una delle due squadre, determinò verso la fine incidenti riprovevoli.

Nondimeno la vittoria toccò all’Associazione del Calcio, che vinse il “Petrarca” nettamente con due punti a zero: e fu una vittoria convincente, poiché i giovani calciatori si dimostrarono giuocatori di ottima scuola, ed in continuo e meraviglioso progresso. La partita era arbitrata dal sig.  Barbon del Venezia, quello stesso a cui toccarono i noti incidenti ad Udine.

E fu appunto contro quest’arbitro che s’appuntarono le maggiori ire di alcuni degli spettatori i quali lo accusarono di parzialità a favore dell’Associazione del Calcio. La partita si iniziò alle 15.30. Subito i padovani si fanno sotto alla rete avversaria, ma trovano una forte resistenza nei due colossali “bachs” (sic, anziché backs, ndr). La palla si mantiene costantemente sotto la rete del “Petrarca” ed è un susseguirsi continuo di tiri, finchè alle 16.03 viene mandata in corner. Tirato il corner, davanti alla porta si forma una melèe e tra capitomboli e calci la palla infila la rete. Il pubblico scoppia in applausi. Il Padova si incoraggia e continua il suo giuoco magnifico, condotto dallo svizzero Peyer. Il primo tempo si chiude senza che vengano segnati altri punti. Alla ripresa, nonostante i petrarchini si trovassero, ieri, in buona forma le sorti non cambiano. Dopo 18 minuti Peyer da mezzo campo passa all’ala sinistra Milocco; questi passa ad Appiani che centra e segna il secondo e ultimo gol della partita. Alle 16.45 si dovette interrompere la partita per una leggiera contorsione alla gamba di un petrarchino. L’arbitro, che già aveva sollevato malumori fra il pubblico rimetteva la palla in giuoco, in un modo che a taluno parve non corretto e imparziale, come avrebbe dovuto essere; Romaro I ha perciò delle aspre parole di commento. Il Barbon lo espelle dal campo e poco dopo anche al fratello Romaro II tocca la stessa sorte. Il pubblico fischia e applaude secondo la tendenza. Alla fine della partita i partigiani dei “petrarchini” fanno una dimostrazione che non è di simpatia all’arbitro, che si rifugia in una delle scuole di via Belzoni, donde può guadagnare indisturbato la stazione”. Fin qui l’articolo datato 2 novembre 1914. Da notare lo stile competamente diverso di racconto della partita da parte del cronista, a nostro avviso una differenza molto più accentuata rispetto a quella che intercorre in altri ambiti linguistici, ad esempio una lettera o il resoconto di una giornata al mare. Le ripetizioni si sprecano, i forestierismi dominano incontrastati i testi riguardanti il calcio (soprattutto il termine supporters), in quanto non erano stati ancora “inventati” i corrispondenti in italiano. Una curiosità: il fallo di mano era pronunciato e scritto in almeno tre modi diversi: hands (corretto), henz, handy. Evidentemente faceva testo la percezione dell’udente. In voga, anzichè indicare il minuto di una azione, l’ora e il minuto nella quale si svolgeva, le 15.04, le 16.31 e così via. Ma anche nell’insieme del testo assistiamo a stravolgimenti linguistici  impensabili nella mentalità di questi tempi.

UNA GRANDE STORIA, UN CONTESTO INCREDIBILE, UNA REALTA’ ESALTANTE  

No, non siamo diventati improvvisamente cultori delle fake news, né desideriamo stigmatizzare con valore di verità assoluta episodi capitati cento anni fa. Più semplicemente, cominciamo la nostra storia sul periodo più spettacolare del Petrarca calcio riportando episodi che distruggono nelle loro crude righe il mito gratuito di un football di allora fatto come detto di sprovveduti pionieri, di atleti simili a quelli delle peggiori amichevoli ammogliati-scapoli e di un pubblico composto soltanto da parenti e amici. Vogliamo creare le basi per una corretta lettura e interpretazione sull’argomento football, calcio, Petrarca e società.

La percezione del calcio di cento anni fa appare condizionata da autentiche leggende metropolitane, che in realtà – come abbiamo visto e vedremo – non sono mai nate, ma si sono invece formate come contrapposizione di pensiero al calcio moderno senza la minima prova.

In un impensabile contesto di stadi allora regolarmente strapieni (!) che pandemia a parte creerebbero l’invidia delle attuali società, di proteste e reclami per episodi di infima importanza (esempio una vibrata contestazione in Federazione per un fallo laterale invertito!) e di tifo esagitato, il Petrarca si è ritagliato subito un posto di grande importanza, tanto da conseguire nel campionato 1921-22 – lo ripetiamo con piacere – l’accesso alle finali nazionali per lo scudetto, un traguardo di straordinaria importanza.

La formazione bianconera era iscritta alla Figc (Federazione italiana giuoco calcio), dove quel vezzoso “giuoco” resiste dal lontano 1898 agli attacchi della lingua italiana. Ma non deve sorprendere, perché a nostro parere – e non solamente nostro – l’attuale sito internet ufficiale non brilla per  spessore e personalità, surclassato da nazioni dotate di scarsa dimestichezza con il calcio come ad esempio l’Islanda.

Una data fondamentale per capire quei tempi è il 29 agosto 1921, quando alcune società dissidenti della Figc si riuniscono a Milano per costituire le Confederazioni calcistiche italiane. Presidente dell’assemblea è nominato l’ingegner Eugenio Vianello dell’associazione Calcio Padova. La Confederazione, con sede a Torino, è divisa in Lega del Nord con sede   a Milano e Lega del Sud con sede a Roma. Le 24 squadre dell’Italia  settentrionale vengono divise in due gironi eliminatori. Tra queste, Padova, Torino, Alessandria, Casale, Genova, Savona, Pisa, Modena, Inter, Legnano e Venezia.

La Figc inizialmente rimane l’unico campionato ufficiale italiano e soltanto in un secondo tempo verrà riconosciuto anche quello della Confederazione.

"La squadra del Petrarca, ancora in maglia bianco-azzurra, vincitrice del Campionato Veneto di Promozione 1912-13, davanti all' Udine e al Padova".
"Una foto del Petrarca degli anni d' oro, 1921 circa"
UNA GRANDE STORIA, UN CONTESTO INCREDIBILE, UNA REALTA’ ESALTANTE  

No, non siamo diventati improvvisamente cultori delle fake news, né desideriamo stigmatizzare con valore di verità assoluta episodi capitati cento anni fa. Più semplicemente, cominciamo la nostra storia sul periodo più spettacolare del Petrarca calcio riportando episodi che distruggono nelle loro crude righe il mito gratuito di un football di allora fatto come detto di sprovveduti pionieri, di atleti simili a quelli delle peggiori amichevoli ammogliati-scapoli e di un pubblico composto soltanto da parenti e amici. Vogliamo creare le basi per una corretta lettura e interpretazione sull’argomento football, calcio, Petrarca e società.

La percezione del calcio di cento anni fa appare condizionata da autentiche leggende metropolitane, che in realtà – come abbiamo visto e vedremo – non sono mai nate, ma si sono invece formate come contrapposizione di pensiero al calcio moderno senza la minima prova.

In un impensabile contesto di stadi allora regolarmente strapieni (!) che pandemia a parte creerebbero l’invidia delle attuali società, di proteste e reclami per episodi di infima importanza (esempio una vibrata contestazione in Federazione per un fallo laterale invertito!) e di tifo esagitato, il Petrarca si è ritagliato subito un posto di grande importanza, tanto da conseguire nel campionato 1921-22 – lo ripetiamo con piacere – l’accesso alle finali nazionali per lo scudetto, un traguardo di straordinaria importanza.

La formazione bianconera era iscritta alla Figc (Federazione italiana giuoco calcio), dove quel vezzoso “giuoco” resiste dal lontano 1898 agli attacchi della lingua italiana. Ma non deve sorprendere, perché a nostro parere – e non solamente nostro – l’attuale sito internet ufficiale non brilla per  spessore e personalità, surclassato da nazioni dotate di scarsa dimestichezza con il calcio come ad esempio l’Islanda.

Una data fondamentale per capire quei tempi è il 29 agosto 1921, quando alcune società dissidenti della Figc si riuniscono a Milano per costituire le Confederazioni calcistiche italiane. Presidente dell’assemblea è nominato l’ingegner Eugenio Vianello dell’associazione Calcio Padova. La Confederazione, con sede a Torino, è divisa in Lega del Nord con sede   a Milano e Lega del Sud con sede a Roma. Le 24 squadre dell’Italia  settentrionale vengono divise in due gironi eliminatori. Tra queste, Padova, Torino, Alessandria, Casale, Genova, Savona, Pisa, Modena, Inter, Legnano e Venezia.

La Figc inizialmente rimane l’unico campionato ufficiale italiano e soltanto in un secondo tempo verrà riconosciuto anche quello della Confederazione.

DOTTOR PETRARCA, PREGO

La Fondazione Petrarca porta una denominazione culturale, ma non solo: pochi sanno che il grande poeta, vissuto ad Arquà negli ultimi sei anni della sua esistenza, è stato uno sportivo di assoluto livello, avendo scalato per la prima volta in assoluto il terribile Mont Ventoux in Francia, una montagna brulla alta 1.500 metri, totalmente esposta al sole, assieme al fratello e alcuni amici. Una asperità tristemente famosa nel mondo del ciclismo, perchè nel 1965 il fresco campione del mondo Tom Simpson morì durante una tappa del Tour de France, ucciso dal doping.

Ci sia consentita una piccola digressione, prima di definire la squadra di calcio del Petrarca la più colta del mondo, grazie ai suoi almeno dieci giocatori laureati, un record che non è esagerato definire straordinario.

In alcuni Paesi dell’America Latina, il titolo di studio presenta una importanza del tutto particolare. Un esempio: il ghiacciaio Perito Moreno in Argentina, una delle location più belle del mondo. Un lago lungo oltre 130 chilometri occupato per quasi due terzi dal ghiaccio alto una settantina di metri per una larghezza costante di quattro chilometri. Uno dei luoghi più spettacolari ed emozionanti della Terra.

Questo incredibile “lugar”, per dirla alla spagnola, si chiama Perito Moreno. Quando l’ho visitato, non sapevo il perchè si chiamasse così, in particolare mi era misterioso il termine Perito, dando per scontato che non venisse utilizzato nel significato di deceduto.

La gentile guida ha eliminato subito i miei dubbi: Perito è… il titolo di studio, Moreno il cognome dell’esploratore argentino.

Divertente quanto succede soprattutto in Brasile nella cronaca delle partite di calcio: il cognome del giocatore laureato è preceduto dal titolo di studio: “Ecco il dottor Santos che scende sulla fascia destra…”.

In Italia e in generale in Europa non sono certo molti i calciatori che hanno terminato gli studi universitari, anche se la situazione da questo punto di vista è notevolmente migliorata. Ne ricordiamo qualcuno: lo juventino Giorgio Chiellini, Mertens (Napoli), De Silvestri (Torino), e in ordine sparso Ogbonna, Nagatomo, l’immenso Lewandowski, Stendardo, Iniesta, Piquè, Fabregas, Alonso, Mata, De Jong, Glen Johnson, il mitico Bierhoff, Manfredonia, Boumsong (ex Juventus, laurea in matematica), Bogdani, Van Der Sar, Mutu. Tra gli allenatori, l’ingegner Wenger, Manuel Pellegrini, Oddo e Pecchia.

Questa indubbia rarefazione di attuali giocatori-laureati rende ancora più merito al Petrarca di allora. Con un doveroso e corposo post scriptum: l’università di Padova – un secolo fa come oggi – presenta una sua difficoltà universalmente riconosciuta, conferendo una automatica validità ai vari ingegneri, avvocati, medici e via dicendo che hanno indossato la maglia petrarchina. Senza contare che cento anni fa non esisteva la laurea triennale. Un input in più per portare sentimenti di forte ammirazione per una squadra assolutamente speciale.

Per la prima volta, abbiamo il piacere (e se ci consentite anche l’emozione, come si conviene quando si parla di cultura estesa a 360 gradi, in questo caso al mondo del calcio) di ricordare la coltissima squadra biancoscudata di un centinaio di anni fa.

Tommaso Berlese, nato ad Avellino nel 1895, laureato in una materia vicina parente della geodesia; Giovanni d’Alvise padovano classe 1895, ingegnere; Cesare Gallo I, modenese nato nel 1898, ingegnere chimico; Vincenzo Romaro I, nativo di Piove di Sacco, 1895, anche lui ingegnere; Aldo Romaro II, il fratello pure di Piove di Sacco, nato nel 1897; naturalmente ingegnere; Angelo Barzan, Adria 1901. La lista degli ingegneri viene spezzata dal farmacista Carlo Bonaventura, classe 1898, padovano. E ancora: due avvocati: Giorgio Malipiero, romano, classe 1902, e Giulio Zaninovich, padovano, nato nel 1905. L’elenco è completato dall’insegnante Ugo Vittadello, padovano del 1900.

Un punto di domanda riguarda Cesare Tattara: esiste la certezza matematica che il bassanese classe 1905 fosse un nobile, ma non quella che avesse riportato una laurea.

Come dicevamo, per la prima volta in assoluto viene presentata la squadra petrarchina in funzione della laurea e sembra facile intuizione (eufemismo per significare sicurezza totale) che nessuna formazione al mondo, di qualsiasi nazione e in qualsiasi tempo, possa fregiarsi di un simile coacervo di titoli universitari di studio. Per esperienza personale, pensiamo sia quasi impossibile che cento anni fa qualche volonteroso giornalista o appassionato di statistiche calcistiche si sia dilettato a studiare la composizione di una formazione di calcio sulla base del parametro della laurea. Certezza comunque totale per i tempi attuali, dal momento che la frequenza di laureati si colloca a minimi livelli fisiologici per quanto riguarda i laureati.

In ogni caso, ci sembra che questo sia un  motivo di grande orgoglio per la famiglia petrarchina, che coniugava con estrema naturalezza studio e lavoro, spesso in una condizione di famiglie nobili.

A tale proposito, proponiamo una citazione sulla cultura, che porta la firma di Theodor Wiesengrund Adorno: “La cultura diventa, per la grande borghesia, un elemento di rappresentazione e ostentazione. Intelligenza e cultura sono annoverate fra le qualità che ti fanno invitare a pranzo” (Minima moralia, parte terza, 1946-47).

Concludiamo questo inedito capitolo con una osservazione al limite del banale, ma inoppugnabile: il Petrarca di cento anni fa, considerando l’andamento di questi tempi, è destinato a rimanere per sempre la squadra più laureata al mondo. Della serie: non si è fatta mancare nulla già dalla sua fondazione.

PETRARCA & PADOVA, LA VITA PARALLELA COMINCIA NEL 1912

Nate entrambe con una differenza di soli nove mesi (rispettivamente 1 novembre e 29 gennaio 1910), Petrarca & Padova hanno subito incrociato i propri destini, imitando le famose “Vite parallele” di Plutarco, il grande biografo e scrittore greco vissuto quasi duemila anni fa.

Ci sembra interessante far conoscere attraverso flash alcuni momenti salienti legati a bianconeri (o tuttoneri) e biancorossi, ora biancoscudati.

13 aprile 1913. La squadra del Petrarca, nel primo incontro del campionato veneto di Promozione, rifila ai cugini del Padova una solenne batosta: 6-0.

4 maggio 1913. Curiosa serie di episodi legati a un calcio d’angolo a favore del Petrarca in trasferta con il Padova. Inizio del secondo tempo: i bianconeri vanno in gol, ma l’arbitro Steward (sezione dei Volontari) si affida alla decisione del giudice di porta Schivardi – praticamente un Var ante litteram – per confermare la validità della segnatura. In un primo momento Schivardi concede la realizzazione, ma poi ci ripensa, affermando di non avere osservato attentamente il pallone. Il direttore di gara convalida la rete. Narra la cronaca che i tifosi di casa – ovvero quelli biancoscudati – alla fine del match, terminato con il pareggio per 2-2, pregano l’arbitro di annullare il gol. Non si sa con quali speranze…

19 aprile 1914. Il campo Tre Pini porta fortuna al Padova, che battendo il Verona con il punteggio di 1-0 viene promosso dalla Seconda alla Prima categoria.

4 novembre 1914. L’arbitro Barbon di Venezia, uno dei più conosciuti a quei tempi, espelle i due fratelli Romaro I e Romaro II in forza al Petrarca, che perde 2-0 con il Padova. Per sottrarsi alle ire dei tifosi, il direttore di gara si rifugia in un’aula della vicina scuola Belzoni. Allora l’impianto sportivo si chiamava “campo di via Belzoni”, ora prende il nome di Walter Petron, ex biancoscudato colpito a morte da una scheggia nella Seconda guerra mondiale.

Il terreno di gioco di via Belzoni, che il 5 aprile 1915 ha ospitato la partita internazionale Padova-Zurigo 4-3, era stato definito il 27 dicembre 1914 un “campo di patate” da un cronista milanese della Gazzetta dello Sport inviato per Padova-Juventus Italia (4-1). Sono seguite annose polemiche.

Riportiamo alcune righe dell’articolo in questione, che spiega come già cento anni fa fosse di moda uno spirito polemico che accompagnava un grande numero di situazioni che avvenivano in campo e fuori e che riguardavano giocatori, società, stampa e tifoserie. Altro che calcio agli inizi…

30 aprile 1916. Brutta sconfitta del Petrarca con la squadra del Padova: nonostante l’inferiorità numerica dei biancoscudati rimasti in 8 per le espulsioni di Malagoli, Marino I e Terrabujo, l’incontro termina con il successo del Padova per 2-1.

23 aprile 1922. Petrarca e Padova si affrontano in una gara amichevole. L’incasso della partita viene interamente devoluto all’ospizio marino dell’istituto rachitici.

20 settembre 1922. Il Petrarca gioca ancora in amichevole al Tre Pini con il Padova, perdendo per 3-1. La gara è caratterizzata da un momento di fair play firmato bianconeri, ma anche da proteste dei tifosi: all’inizio del secondo tempo la formazione petrarchina offre agli avversari un mazzo di garofani e rose biancorosse con nastri bianconeri. Ma vi sono proteste del pubblico perchè il biglietto d’ingresso è stato aumentato a 8 lire.

20 settembre 1924. Un mese prima dell’inaugurazione ufficiale del nuovo stadio dedicato a Silvio Appiani, il Padova sceglie il Petrarca per disputare una amichevole. Nella prima partita di campionato, giocata il 19 ottobre, la formazione biancoscudata batte addirittura per 6-1 il Doria (l’attuale Sampdoria) con 4 gol del nuovo acquisto Giovanni Vecchina, che diventerà il massimo realizzatore del Padova di ogni tempo con 84 reti in 117 gare. Dopo sei campionati tutti di serie A con la maglia biancoscudata sarà trasferito alla Juventus.

28 ottobre 1926. Amichevole tra il Petrarca Fumei (era stata fatta nel frattempo la fusione tra le due società) e il Padova, in occasione del quarto anniversario della marcia su Roma. L’incontro termina con la vittoria dei biancoscudati per 5-2.

QUELLI SI’ ERANO VERI INVERNI.

L’interesse per la meteorologia ha compiuto in questi ultimi anni un balzo esponenziale, così come in altro ordine di  idee l’enogastronomia. Gli esperti dei due settori sono diventati autentici divi della televisione e fanno tendenza.

Per quanto riguarda le temperature legate agli anni d’oro del Petrarca, soprattutto per quanto riguarda le partite che si svolgevano rigorosamente alla domenica, i dati statistici forniscono indicazioni invernali da brivido. Ma il popolo di fede petrarchina non si scoraggiava di fronte a una colonnina del mercurio spesso folle nei suoi bassissimi picchi, riempiendo il Tre Pini anche fino a 6.000 spettatori, nonostante comfort praticamente azzerati.

Grazie a uno studio di Paolo Marangoni, medico con l’hobby delle statistiche meteorologiche ad altissimi livelli, vi proponiamo le temperature e le condizioni del tempo alla domenica all’ora della partita del Petrarca in casa; ma i dati valgono anche per la pianura padana, dove le differenze erano minime rispetto a Padova. Il discorso per il grande freddo che caratterizzava quei tempi trova valore anche per quanto riguarda gli allenamenti settimanali, meno lunghi e frequenti di adesso, ma effettuati spesso in condizioni meteorologiche avverse. I tifosi non più giovanissimi ricorderanno che lo stadio Appiani godeva di una singolare fama: alla domenica, sacrosanto giorno dedicato alla partita, il tempo era generalmente bello, anche se in settimana Giove Pluvio aveva imperversato. Un secolo fa invece neve, nebbia e pioggia erano spesso la norma. Il Tre Pini non aveva evidentemente la capacità di governare le condizioni meteo, ma gli appassionati di fede bianconera non davano molta importanza alle intemperie, facendo registrare sempre una grande affluenza di pubblico con punte dichiarate di 6.000 spettatori. Lo stesso discorso vale per l’Appiani, datato 1924: indipendentemente dal tempo, gli spettatori riempivano sistematicamente le gradinate e la tribuna, facendo registrare il tutto esaurito che allora significava 9.800 persone.

DUE DATE DA RICORDARE A MEMORIA

Credo sia stato importante riportare attraverso questo lungo scritto la sezione calcio petrarchina di un centinaio di anni fa alla sua giusta e meritata dimensione. Quando si parla di Petrarca calcio nei decenni, il ricordo va immediatamente al basket della grande serie A anni Sessanta, agli scudetti conquistati in varie epoche dal rugby, al livello mediamente molto elevato della pallavolo. Basti pensare che fino a qualche anno fa era l’unica formazione in Italia a non avere mai subìto una retrocessione  dalla serie A alla B.

Ma del calcio non arrivavano ricordi particolari, speciali, di livello nazionale. Prima della chiusura dell’attività, tante partecipazioni ai campionati dilettanti, a discreti livelli, ma senza acuti assoluti.

I fasti raccontati di cento anni fa colmano un incolpevole gap conoscitivo, e soprattutto rivalutano il calcio di quei tempi, che come abbiamo visto si segnalava già come una disciplina molto popolare fin dall’inizio.

Due date meritano di essere ricordate, perché segnano altrettanti momenti chiave. Il 1. novembre 1910 è stata fondata la sezione calcio del Petrarca, che dunque ha compiuto da poco i 110 anni; il 16 gennaio 1912 la società si è affiliata alla Figc. Un compleanno trascorso da poco e uno in arrivo.

Vivere cercando di rivivere il passato non significa abbandonarsi a una vuota operazione di nostalgia, ma agire in maniera concreta per costruire l’immediato futuro. E’ un amarcord pratico, oltre che fonte di piacevoli sorprese come pensiamo sia stato conoscere in maniera sufficientemente esaustiva i trionfi calcistici petrarchini di cento anni fa, conclusi con il miracolo di arrivare alle finali nazionali del massimo campionato della Federazione.

Ringrazio di cuore l’amico Gabriele Crocco, tra i maggiori esperti in assoluto di statistiche calcistiche per il prezioso aiuto fornito, e la Fondazione Petrarca nella figura del presidente professor Paolo Todeschini che mi ha dato la possibilità di rituffarmi nei ricordi di quel fantastico mondo dell’Antonianum che ho cominciato a frequentare nel 1958, quando sotto la guida di padre Sironi ho fatto la Prima Comunione. Negli anni, anche per motivi professionali, ho avuto la fortuna di conoscere padre Pretto, padre Galante, padre Merlin, padre Ciman (con lui, i primi due campi universitari di lavoro) e naturalmente il mitico Fratel Fiocchi.

Per me, un amarcord nell’amarcord.

Giacomo Leopardi nei suoi “Pensieri” sosteneva: “Gli uomini sensibili, ed usati alla solitudine, o  a conversare internamente, sogliono essere studiosissimi degli anniversari, e vivere, per dir così, di rimembranze di tal genere, sempre riandando, e dicendo tra sé: in un giorno dell’anno o nel presente mi accadde questa o questa cosa”.

Un abbraccio, buone feste e arrivederci molto presto (qualche giorno) per la puntata numero 2.

Paolo Donà

UN GRAZIE A:
Giuseppe Braga da Porto Viro (Donada), diplomato elettromeccanico all’ IPSIA di Cavarzere. Dipendente di Infrastrutture Venete (Navigazione Interna), tifoso del Milan, appassionato di ciclismo (idolo Merckx), una grande passione per l’ informatica e per le statistiche.

Gabriele Crocco dI Cavanella d’Adige, diploma in telecomunicazioni, dipendente di Infrastrutture Venete (Navigazione Interna), appassionato di storia e statistica del calcio, ha collaborato a diverse pubblicazioni italiane e straniere. Ha collaborato all’enciclopedia del Calcio Padova “Quarto Stadio di Fantino Cocco e Paolo Donà, giudicata da una importante associazione inglese di statistica del football la più completa al mondo.

TABELLINI CAMPIONATO DI CALCIO FIGC 1921-22

GIRONE VENETO. 2 ottobre 1921 Legnaghese-Petrarca 1-0 (amichevole per assenza arbitro ufficiale). 9 ottobre 1921 Udinese-Petrarca 5-1. 16 ottobre 1921 Petrarca-Bentegodi Verona 3-2. 23 ottobre 1921 Schio-Petrarca 2-1. 13 novembre 1921 Petrarca-Treviso 2-0. 20 novembre 1921 Petrarca-Legnaghese 2-0. 27 novembre 1921 Petrarca – Udinese 2-1. 4 dicembre 1921 Bentegodi Verona-Petrarca 1-1. 11 dicembre 1921 Petrarca-Schio 5-2. 18 dicembre 1921 Treviso-Petrarca 0-0. 26 dicembre 1921 Legnaghese-Petrarca 1-2.

Nota: in un libro sul calcio a Legnago c’ è la foto della squadra nella partita giocata ai Tre Pini contro il Petrarca. Con tanto di didascalia. In piedi, in ordine sparso compaiono: Munaron (p), Valeri, Massaron III, Barbarani, Busini I, Rossi, Massaron II, Paronetto, Zanetti, Olfi. Poi, seduto, c’ è un giocatore misterioso che nella didascalia viene indicato come Bressan. Mai citato in altre cronache. Il fatto strano è che assomiglia moltissimo a Modulo. Che guarda caso quella domenica non giocò in Padova – Internazionale 2-2. Potrebbe essere fosse stato ‘reclutato’ dagli ex compagni di squadra del Padova per farlo giocare sotto il falso nome di Bressan.

PETRARCA: Fantoni (p), Reato II, Romaro II, Guarnieri, Romaro I, Gallo I, D’ Alvise… LEGNAGHESE: Munaron (p), Busini I, Paronetto, Valeri… Arbitro: Barbon. Reti: 2′ Reato II, 10′ Romaro II. Note: verso la fine del primo tempo espulsi Busini I e Reato II. Nella ripresa espulso Paronetto per insulti all’ arbitro. Nel Petrarca assente Gallo II. Nella Legnaghese tre ex giocatori del Padova: il portiere Munaron, Paronetto e Busini I.

Sospesa al 77′ sullo 0-2 per impraticabilità del terreno di gioco. PETRARCA: Fantoni; Gallo I, D’ Alvise; Reato II, Romaro II, Guarnieri; Bonomi, Zaninovich, Bonaventura, Gallo II, Moriondo.

NOVESE: Savino (p), Grippi, Bonato, Toselli, Gambarotta, Vercelli, Santamaria, Cevenini III, Asti (9 nomi; i mancanti dovrebbero essere Bertucci e Cevenini I). Arbitro: Grossi. Reti: 7′ Vercelli, 35′ Cevenini III. Note: acquazzone misto a neve, campo ridotto ad un pantano. Tentativi di invasione di campo per far sospendere l’ incontro, respinti dai dirigenti del Petrarca e

dalle guardie. 

PRO LIVORNO: Lombardi; Paolini, Mochi; Aimi (cap.), Luperi, Viale; Landi, Bronaldi, Pitto, Bianchi, Buccelli.

PETRARCA: Fantoni; Gallo I, D’ Alvise; Reato II, Bonaventura, Guarnieri I; Bonomi, Zaninovich, Romaro II, Gallo II, Moriondo. Arbitro: Vota. Reti: 44′ Zaninovich, 57′ Gallo II (altra fonte: Zaninovich).

TREVISO: Dalla Baratta; Donà, Busancano; Conean I, Migotti, Lazzarato; Angelini, Padovan, Righetti, Visentin I, Conte. PETRARCA: Fantoni (p), Gallo I, D’ Alvise, Bonaventura, Gallo II, Romaro II… Arbitro: Barbon. Note: nel Petrarca assenti Romaro I e Castagna. 

PETRARCA: Fantoni; Gallo I, D’ Alvise; Guarnieri, Reato II, Carrari; Bonomi, Romaro II, Bonaventura, Zaninovich, Castagna. SCHIO: Ortelli; Bordoni I, Bordoni III; Grendene, Marta, Rossato; Bortolotto, Rasia Dal Polo, Bordoni II, Comin, Pestarini. Arbitro: Zanon. Reti: 12′ Reato II, 23′ Rasia Dal Polo, 44′ Romaro II, 55′ Zaninovich, 63′ Castagna (altra fonte: Zaninovich), 78′ Romaro II, 89′ Bordoni II. Note: nel Petrarca assenti Gallo II e Romaro I. 

PETRARCA: Fantoni; Gallo I, D’ Alvise; Romaro I, Bonaventura, Reato; Bonomi, Romaro II, Zaninovich, Gallo II, Castagna. TREVISO: Dalla Baratta; Donà, Busancano; Visentin, Migotti, Conean; Angelini, Ronchi, Padovan, Lombardi, Fadiga. Arbitro: Barbon. Reti: 58′ Bonomi, 67′ Romaro II. 

PETRARCA: Fantoni; Gallo I, Orsolato; Romaro I, Reato, Guarnieri; Carrari I, Zaninovich, D’ Alvise, Gallo II, Castagna. BENTEGODI: Cavalleri; Zuppini, Corsi; Novello, Garonzi, Ambroso; Morandi, Dal Bianco II, Facchin, Dal Bianco I, Recchia. Arbitro: Bistoletti. Reti: 6′ Gallo II, 11′ Gallo II, 25′ Castagna, 46′ Facchin (altra fonte: Morandi), 55′ Morandi (altra fonte: Dal Bianco I). Note: Romaro II assente perché in luna di miele.

UDINESE: Lodolo (p), Bellotto, Liuzzi, Moretti, Geraci, Pertoldi… PETRARCA: Gallo I (cap.), Gallo II, Castagna… Arbitro: Barbon. Reti: nel primo tempo Bellotto, Moretti; nella ripresa Moretti, Geraci, Bellotto (altra fonte: Bellotto, Geraci, Moretti). Verso la fine dell’ incontro il Petrarca segna con Castagna (altra fonte: Gallo II). Cronache poco dettagliate. 

PETRARCA: Fantoni; Gallo I (cap.), D’ Alvise; Romaro I, Reato, Guarnieri; Bonomi, Romaro II, Bonaventura, Zaninovich, Carrari I. UDINESE: Lodolo; Pertoldi, Barbieri; Liuzzi II, Liuzzi I (cap.), De Marco; Gerace, Melchior, Moretti, Dal Dan IV, Bellotto. Arbitro: Livraghi. Reti: 64′ Carrari, 78′ Moretti, 85′ Romaro II. Note: Petrarca privo di Gallo II (Mario) riserva azzurra; Cesare Gallo (I) neolaureato. 

BENTEGODI: Cavalleri II; Zuppini, Corsi; Cavalleri I, Garonzi, Bastianelli; Recchia, Morandi, Bolla, Dal Bianco II, Godi. PETRARCA: Fantoni; Gallo I, D’ Alvise; Reato II, Ronaro I, Guarnieri; Carrari, Romaro II, Bonaventura, Zaninovich, Castagna. Arbitro: Pasquinelli. Reti: 21′ Bolla, 84′ Zaninovich. Note: al 30′ Romaro I esce per infortunio.

NOVESE: Savino; Vercelli, Grippi; Cevenini I, Bertucci, Gambarotta; Toselli, Santamaria (cap.), Bagnasco, Cevenini III, Neri. PETRARCA: Fantoni; Gallo I (cap.), D’ Alvise; Reato II, Romaro II, Guarnieri I; Bonomi, Zaninovich, Bonaventura, Gallo II, Castagna. Arbitro: Pasquinelli. Reti: 3′ Cevenini III, 87′ Gallo II (altra fonte: Zaninovich). Note: nella Novese 4 nazionali: Vercelli, Cevenini I, Santamaria, Cevenini III. 

Amichevole per assenza dell’arbitro ufficiale designato dalla FIGC. Nessuna cronaca dettagliata pubblicata sui periodici dell’ epoca. 

SCHIO: Ortelli; Bordoni I, Bordoni III; Rossato, Grendene, Marta; Comin, Rompato, Bordoni II, Rasia Dal Polo, Bortolotto. PETRARCA: Fantoni; Orsolato, Gallo I; Guarnieri, Reato, Romaro I; Carrari, Zaninovich, D’ Alvise, Gallo II, Castagna. Arbitro: Norinelli. Reti: 7′ Bordoni II, all’ inizio della ripresa Zaninovich (altra fonte: Gallo II), 84′ Bordoni II. Note: al 32′ Ortelli para un calcio di rigore.

LEGNAGHESE: Munaron; Fadini, Massaron II; Massaron III, Paronetto, Barbarani; Zanetti, Turra III, Busini I, Valeri, Olfi. PETRARCA: Fantoni; Gallo I, D’ Alvise; Carrari I, Bonaventura, Guarnieri; Bonomi, Romaro II, Reato, Zaninovich, Castagna. Arbitro: Alfieri. Reti: 44′ Olfi (altra fonte: Busini I), 67′ Zaninovich, 83′ Romaro II. All’ 87′ Paronetto fallisce un rigore. Note: nella Legnaghese 4 giocatori che hanno militato nel Padova: Munaron, Paronetto, Turra e Busini I. Il Petrarca conquista il titolo di Campione Veneto. 

Giocata a Piacenza per squalifica campo Petrarca. PETRARCA: Fantoni; Gallo I (cap.), D’ Alvise; Bianchi I, Romaro II, Reato; Bonomi, Carrari, Bonaventura, Gallo II, Castagna. NOVESE: Savino; Vercelli, Grippi; Bonato, Bertucci, Toselli; Gambarotta, Neri, Santamaria (cap.), Cevenini III, Parodi. Arbitro: Crivelli. Reti: 6′ Gambarotta, 31′ Gallo II, 56′ Gambarotta, 70′ Neri. Note: il Petrarca inizia in 10, perché D’ Alvise arriva in ritardo ed entra in campo al 12′. Prima del pareggio del Petrarca l’ arbitro espelle Bertucci e Bonaventura per essere passati a vie di fatto fra di loro. Petrarca senza 5 titolari sostituiti da altrettante riserve. Il pubblico parteggia apertamente per il Petrarca, formato da studenti universitari e quindi dilettanti. Nella Novese, due famosi nazionali, Santamaria a Cevenini III, oltre a Vercelli. Gioco pesante dei novesi a parere del cronista. 

SEMIFINALI

Girone A. 5 marzo 1922 Novese-Petrarca 1-1. 12 marzo 1922 Pro Livorno-Petrarca 0-2. 26 marzo1922 Petrarca-Novese sospesa per incidenti sullo 0-2. 9 aprile 1922 Petrarca-Pro Livorno 1-1 (giocata a Parma per squalifica campo Petrarca). 30 aprile 1922 Petrarca-Novese 1-3 (giocata a Piacenza per squalifica campo Petrarca).