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L’Opinione/L’eccellenza a vantaggio di tutti

L’eccellenza a vantaggio di tutti
Intervista a  Giorgio De Benedetti a cura della  Redazione

La Fondazione “Unione Sportiva Petrarca” si caratterizza come centro di formazione nello sport e attraverso lo sport. Punta sulla crescita integrale della persona

 

Dopo aver realizzato nel 2004 il Progetto Europeo “EISE – Excellence In Sport and Education”, che ha visto coinvolti ben dieci Paesi europei nel condiviso impegno di ottenere l’eccellenza nello sport e nella formazione culturale e professionale degli atleti-studenti, la Fondazione “Unione Sportiva Petrarca” di Padova continua il suo impegno all’interno della piú vasta realtà sportiva, caratterizzandosi sempre piú come centro di formazione per formatori impegnati nell’àmbito dello sport.
Dal 15 al 18 novembre 2006, presso il Centro Giovanile “Antonianum” di Padova, la Fondazione “Petrarca” ha proposto un Corso di formazione per Insegnanti di Educazione Fisica delle Scuole Secondarie Superiori. La proposta si è caratterizzata e distinta, rispetto a molte altre proposte piú tecniche e funzionali, per innovatività in termini di contenuto, di obiettivi e di metodo.

Ing. Giorgio De Benedetti, perché la Fondazione “Unione Sportiva Petrarca”, della quale lei è Presidente, ha scelto di imboccare il filone di attività della formazione dei formatori sportivi?
«La Fondazione “Unione Sportiva Petrarca”, da quasi cento anni impegnata insieme alla Compagnia di Gesú che è in Padova a formare i giovani nello sport e attraverso lo sport, è convinta che solo attraverso una formazione di eccellenza sia possibile ottenere, ad ogni livello, rilevanti e positive ricadute sociali. 
Riteniamo, infatti, che la formazione dei “formatori”, in particolare, sia la via diretta e prioritaria per cominciare a incidere attivamente e positivamente su tutto il tessuto sportivo.
Proprio – e, riteniamo di poter dire anche, soltanto – attraverso la via della formazione sarà possibile contribuire a radicare i valori autentici e fondanti della stessa esperienza sportiva. E questa azione deve essere fatta proprio partendo dalla base, cioè da coloro che sono chiamati a introdurre e a gestire l’esperienza sportiva dei piú giovani».

Cosa si prefiggeva di perseguire il Corso di formazione per Insegnanti di Educazione Fisica da poco proposto?
«Il Corso mirava non tanto a proporre particolari tecniche d’insegnamento, quanto a favorire il lavoro personale dell’insegnante di educazione fisica su sé stesso, per aiutarlo a riscoprire e a rifondare la propria identità professionale e personale, per accrescerne la consapevolezza educativa e per rinnovarne le motivazioni».

Perché avete voluto cominciare proprio dal mondo della Scuola?
«Rivisitando il senso autentico dell’educare e recuperando la centrale funzione formativa che investe proprio l’insegnante di educazione fisica – spesso, peraltro, non adeguatamente apprezzato anche all’interno della Scuola -, il Corso si era prefisso lo scopo di aiutare a riscoprire le nuove sfide che coinvolgono una professione chiamata non solo a sviluppare e/o a rafforzare un corpo sano, ma a costruire personalità equilibrate, mature, positive, capaci di decidere in emergenza, disposte ad accettare la logica dei piccoli passi, leali nel confronto, sempre rispettose dell’altro, leader di sé stesse. E ciò non potrà che produrre effetti positivi a beneficio del contesto sociale, civile, culturale, professionale nel quale si verranno a inserire queste persone.
Gli insegnanti di educazione fisica, di fatto, si trovano ad occupare un posto privilegiato, che consente loro di instaurare con gli studenti una relazione interpersonale anche informale e in grado di raggiungere livelli di confronto, di accompagnamento, di confidenza e di aiuto, altrimenti inaccessibili ad altri colleghi insegnanti».
L’insegnante di educazione fisica, spesso, si trova a svolgere ruoli che vanno al di là delle sue strette competenze professionali (confidente, consigliere, …). Per questo è importante che egli ne prenda sempre maggiore coscienza e si attrezzi per aiutare i ragazzi consapevole che attraverso l’esperienza sportiva è possibile davvero, anzi è doveroso, “prendersi cura” di tutta intera la persona».

Quali sono stati gli elementi di novità che voi ritenete abbiano caratterizzato la vostra proposta formativa?
«I contenuti, innanzitutto. Noi non abbiamo voluto proporre la mediazione di aggiornamenti tecnici: non è questa la nostra competenza.  
Abbiamo chiesto ai corsisti, invece, di affrontare un lavoro serio su sé stessi. Abbiamo chiesto loro di interrogarsi sulla “vision” dell’educare, di interrogarsi sul loro essere “educatori”, di rivisitare il proprio modo di sentire e di proporre l’esperienza sportiva, di rileggere il loro modo di mettersi in relazione con i ragazzi. Non abbiamo trascurcato di interpretare le novità e i limiti che la riforma della scuola sta proponendo e sperimentando, nonché di affrontare una lettura sociologica del fenomeno sportivo, per interpretare con attenzione e criticità il posto che occupa lo sport nella società contemporanea e, in particolare, nel mondo giovanile».

Quale metodo avete usato?
«Abbiamo scelto di fare una proposta “residenziale”, in quanto crediamo che, per scendere in profondità in sé stessi e nella riflessione, sia importante e necessario darsi spazi e tempi sufficientemente distesi. 
A margine di lezioni frontali introduttive alle tematiche proprie delle diverse giornate, abbiamo scelto di riservare molto tempo al lavoro personale, chiedendo a ciascuno a) di fissare per iscritto il procedere della propria verifica/riflessione (producendo alla fine un portfolio personale), b) di confrontarsi quotidianamente con un coach esterno per rendere sempre piú oggettiva e veritiera l’analisi di sé. 
Non sono mancati, chiaramente, momenti di confronto di gruppo, che hanno consentito di condividere e mettere in rete la ricchezza di un patrimonio professionale di alto livello, che ha portato alla luce la forte passione e motivazione che mi sembra caratterizzi particolarmente proprio gli insegnanti di educazione fisica».

Ci può dire qualcosa di piú, a questo punto, in merito al gruppo degli iscritti e ai relatori intervenuti?
«Va detto subito che hanno risposto alla nostra proposta insegnanti con una  esperienza professionale medio lunga. Il gruppo si è dimostrato motivato, recettivo e disponibile al confronto e all’autocritica. E la cosa, non lo nascondo, ci ha positivamente sorpresi. 
Ad accompagnare gli iscritti – provenienti da Milano, Torino, Palermo, Padova, Vicenza – è stato un qualificato team di esperti nel campo della formazione (prof. Vitangelo Denora, formatore in psicopedagogia, Torino, il prof. Teresio Gianuzzi, psicologo, direttore del Centro di formazione per insegnanti CeFAEGI, Milano, la prof.ssa Caterina Baccaglio, coordinatrice Progettazione Scolastica Istituto Leone III, Milano, il prof. Silvio Scanagatta, Università di Padova), nonché atleti di eccellenza (uno tra tutti, il prof. Andrea Rinaldo, rugbista di eccellenza e oggi Ordinario di costruzioni idrauliche presso l’Università di Padova e negli Stati Uniti), che hanno condiviso con entusiasmo e coinvolgimento il proprio percorso atletico professionale.
Particolarmente interessante e stimolante è risultato l’intervento del dr. Franco Bonera, vice direttore de “La Gazzetta dello Sport”, che ha consentito ai corsisti di confrontarsi da vicino con il mondo della comunicazione, oggi piú che mai chiamato a farsi soggetto promotore di una autentica cultura sportiva.
Molti sono stati gli insegnanti che avrebbero voluto prendere parte al Corso, ma difficoltà di organizzazione scolastica hanno reso impossibile la loro partecipazione. 
Una sfida esigente che testimonia ancora di piú l’impegno della Fondazione “Unione Sportiva Petrarca” a favore della formazione integrale della persona attraverso e proprio grazie all’esperienza sportiva».

Qual è, dunque, lo “sguardo profondo”, la “vision”, che consente alla Fondazione Petrarca di raccogliere la sfida della quale lei parla ?
«La Fondazione “Unione Sportiva Perarca” ritiene che l’esperienza sportiva sia momento eccezionale e altamente formativo che contribuisce – non solo che potrebbe contribuire – allo sviluppo e alla crescita integrale della persona.
Pertanto, è consapevole che, attraverso l’esercizio e l’attività sportiva, e grazie a un attento accompagnamento, la persona può arrivare a riconoscere e a perseguire la propria originalità individuale, riuscendo in tal modo a migliorare la propria vita personale e a incidere in modo efficace e qualificato su quella sociale nei termini di quell’eccellenza che proprio l’esperienza sportiva contiene e propone.
Per questo siamo convinti che, per ottenere una simile eccellenza, sia fondamentale puntare sulla formazione integrale della persona: e ciò si ottiene grazie alla predisposizione di specifici e attenti percorsi di formazione e attraverso un rispettoso ed efficace accompagnamento (coaches, tutor) di ciascuna persona che vi si voglia coinvolgere.
Quali, dunque, i princípi ispiratori, le linee guida della vostra proposta formativa?
Facendo tesoro della piú che centenaria storia “petrarchina” – senza indulgere in sterili nostalgie -, le radici della nostra proposta formativa trovano alimento nei princípi educativi e formativi ispirati alla pedagogia ignaziana. 
Come già dicevo all’inizio, grazie all’azione sinergica con i  Padri Gesuiti che sono in Padova, noi riteniamo che il percorso ideale di riferimento per arrivare a formare personalità armoniose, positive, libere, capaci di discernimento e di decisione in grado di essere “guide” per sé stesse e per gli altri si snoda attraverso un serio e rigoroso cammino di formazione personale continua. Ciò esige comunque e costantamente il coraggio, prima, e l’umiltà, poi, del confronto, della riflessione, della sinergia».

Una tale scelta di campo non potrebbe risultare poco “visibile” ?
«Certo, ma va ricordato che dietro ad ogni atleta di eccellenza vi è sempre un coach di eccellenza. L’esperienza sportiva sarà qualificante e produrrà positivi “ritorni” sulla comunità civile se si coinvolgeranno in modo consapevole, trasparente,  motivato, la famiglia e i mondi della scuola, delle istituzioni, delle professioni: tutti unicamente impegnati a formare la persona nelle dimensioni intellettuale, fisica, atletica, affettiva, sociale, professionale».

intervista a  Giorgio De Benedetti
Presidente, Fondazione “Unione Sportiva Petrarca”, Padova
a cura della  Redazione
info@eticaesport.it

cfr.: Rivista “Etica per le professioni”,, 3 (2006) 99-102

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